Saturimetri, fra evoluzione storica e applicazioni

Clip di saturimetro

L’ossimetria è la misurazione non invasiva dei quantitativi di ossigeno presenti nel sangue del paziente attraverso particolari strumenti basati sull’impiego di luce. Le origini dei moderni saturimetri – detti anche ossimetri – impiegati per tali misurazioni si possono ritrovare agli inizi degli anni ’30 del secolo scorso, quando gli scienziati tedeschi iniziarono a studiare gli effetti della spettrofotometria (ovvero della misurazione di diverse lunghezze d’onda) sulla trasmissione della luce attraverso i tessuti del corpo umano.

Sul finire del decennio vennero messi a punto dei primi, basilari strumenti che si prefiggevano l’obiettivo di misurare la saturazione in ossigeno del sangue del paziente – ovvero la quantità di emoglobina legata all’O2 rispetto a quella totale presente – attraverso dispositivi fissati al lobo dell’orecchio.

Clip di saturimetroSi trattava comunque di tecnologie piuttosto ‘primitive’ e, in effetti, bisognò attendere la fine del secondo conflitto mondiale per osservare nuovi sviluppi scientifici la cui molla fu lo studio della reazione del corpo dei piloti che volavano ad alta quota.

Sul finire del 1950 iniziò la produzione in serie di esemplari più efficienti di ossimetri sino ad arrivare alla fornitura su larga scala nel 1970 di dispositivi piuttosto precisi, ma anche decisamente ingombranti e pesanti (16 kg circa).

La vera svolta arrivò negli anni a venire, quando in Giappone vennero messi a punto dispositivi più semplici e maneggevoli da utilizzare, in grado di misurare la saturazione del sangue arterioso attraverso una piccola clip da fissare all’orecchio.

I moderni saturimetri discendono direttamente da queste tecnologie e, soprattutto negli ultimi anni, sono diventati piccoli ma molto precisi. In più, la maggior parte degli strumenti oggi a disposizione consente la contemporanea misurazione delle pulsazioni cardiache – si parla, perciò, di pulsiossimetri – e si tratta quindi di utilissimi dispositivi “2 in 1”.

Tali pulsiossimetri trovano ampie applicazioni sia a livello medico che domestico: si possono quindi trovare in commercio sia dispositivi per l’impiego casalingo che professionale, anche se naturalmente sono questi ultimi a offrire le migliori performance.

 

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