La Cina manterrà impegni su accordi clima di Parigi
Arriva la conferma dal primo ministro cinese Li Keqiang. La prospettiva di un rinnovato impegno e l’intenzione di una maggiore leadership all’interno delle politiche ambientali.
Accordo confermato
L’Unione Europea e la Cina hanno annunciato la conferma dell’accordo di Parigi sul clima. È accaduto a Berlino, durante l’incontro tra il premier cinese Li Keqiang e Angela Merkel. L’evento è stato preceduto dal vertice che ha visto il primo ministro asiatico a colloquio con il presidente del Consiglio europeo Donald Tusk e con il presidente della Commissione europea Jean Claude Juncker, all’Europa Building di Bruxelles. Tema principale, che ha tenuto in bilico tutte le eventuali conseguenze, è stato senza dubbio l’attesa per la decisione del Presidente Usa Donald Trump, che ha poi dichiarato l’effettivo ritiro degli Stati Uniti dalla precedente intesa, concretizzata nella conferenza sul clima di Parigi del dicembre 2015. L’uscita della potenza statunitense, non ha sembrato scalfire più di tanto le conclusioni finali, quasi come se ci si aspettasse il dietro front. I timori erano rappresentati dal fatto che il ritiro di Trump potesse influenzare gli altri Stati firmatari a evadere gli impegni, causando oggettive incertezze dal punto di vista economico.
Cosa prevede l’accordo
Il testo approvato alla Conferenza del 2015 si basa su un presupposto imprescindibile: “”Il cambiamento climatico rappresenta una minaccia urgente e potenzialmente irreversibile per le società umane e per il pianeta””. Per questo motivo necessita di “”massima cooperazione di tutti i paesi”” al fine di “”accelerare la riduzione delle emissioni dei gas a effetto serra””. Firmato dalle delegazioni di 196 paesi, dovrebbe entrare in vigore nel 2020. Tra i punti principali descritti nell’intesa si prevedono l’aumento della temperatura non oltre i 2°, un processo di revisione e controllo da effettuarsi ogni 5 anni, maggiori fondi e risorse per l’energia pulita e incentivi verso tutti i paesi maggiormente esposti e vulnerabili geograficamente. Un accordo sul clima che ha registrato anche alcune critiche, tra cui quella di non definire chiaramente una data di stop, né per l’utilizzo delle fonti fossili, né per le emissioni di gas serra. Si è contestata, inoltre, l’assenza di qualsiasi intervento sulle emissioni riguardanti i traffici navali e aerei, oltre al ritenere le direttive sui controlli molto deboli.
Il ruolo della Cina
Il paese ha dunque confermato la sua partecipazione attiva all’accordo sul clima, rispettando gli impegni assunti con la firma del trattato. Una presa di posizione netta che denota, ancora una volta, la voglia della Cina di mettersi in primo piano, consolidando poco a poco una leadership che si insinua negli spazi scoperti, lasciati dagli Usa. Il primo ministro Li Kegiang ha riconosciuto la “”responsabilità internazionale”” che la potenza asiatica deve assumersi, essendo un grande paese che continua il suo cammino sulla via dello sviluppo. Bisogna ricordare, a tal proposito che, a partire dal 2007 la Cina ha superato gli Stati Uniti in termini di emissioni di gas serra. L’energia verde è uno dei settori che richiede più pianificazione: senza queste prioritarie misure e senza un ben definito piano ambientale, le economie di tutto il mondo rischiano rovinose cadute. La Cina mantiene il timone fermo e va avanti, in un’ottica di crescita inarrestabile.